Chi sono le ‘tute verdi’ che eseguono la manutenzione su circa 100 velivoli l’anno
PATRIZIA CAPUA
Eccoli nelle foto, davanti agli hangar di Capodichino, mentre si stringono il cappio al collo, o schierati alla Magliana con fischietti e tamburi di latta, sbarcati dai pulmann a centinaia. Le tute verdi dell’Atitech di Napoli hanno anticipato le iniziative di lotta, urlato slogan e incitato alla rivolta contro i rischi di una svendita di Alitalia. Sono lo zoccolo duro della protesta, sempre pronti a scendere in piazza anche da soli, 750 "irriducibili". La premessa sindacale è d’obbligo: «Noi dell’Atitech riusciamo ad avere una forte visibilità solo facendo una lotta dura, con manifestazioni più eclatanti», risponde Antonio D’Auria, delegato Cgil». Gente con la vocazione per le barricate, nella tradizione dei metalmeccanici dell’area campana, dall’Alfasud di Pomigliano all’Italsider di Bagnoli. Sono stati uno dei fattori che ha determinato la posizione della Cgil nella trattativa con Cai.
La storia di oggi comincia nel 1990, quando Atitech nasce con base a Napoli da una costola dell’Ati, compagnia di bandiera domestica con attività di manutenzione e revisione. Alitalia, proprietaria al 100%, acquista una quota di aerei Md80 e parte con la ristrutturazione. Nei due hangar di Capodichino, uno del 1990, il nuovo da marzo 2003, si consolida l’attività di manutenzione completa, leggera e pesante, interventi sulla cellula (motore), con fermo macchina da 20 a 25 giorni. Le tute verdi si specializzano anche su velivoli della famiglia dell’A300 e sui 737.
Con la nascita di Alitalia Service e Alitalia fly il 49% passa a Fintecna, la gestione resta Alitalia. Nel 2007 fattura 56 milioni, ha per amministratore delegato Ernesto Santelia, e per presidente, Michele Ruggeri. Sabato Novi, di quelli che protestano duro, era già in forze all’Ati dal 1989. «Non ci piacciono le cordate. Se partecipa Cai, se viene Finmeccanica, va bene. Piccole compagnie come ItaliAirlines o cordate di imprenditori partenopei — si era fatto avanti il presidente degli industriali di Napoli Lettieri con la sua finanziaria IesMed —non ci danno nessuna garanzia. Il fatto è che non vogliamo andare alle Poste, siamo pieni di lavoro. Non siamo semplici lavoratori, siamo tecnici aeronautici».
Puntano i piedi, non c’è da discutere con loro. Vantano il continuo addestramento e aggiornamento,
salari bassi, tra 1.100 e 1.200 euro, fino a 1.500 con 20 anni di anzianità. E competenze sulla totale revisione dell’aeromobile, con standard di qualità riconosciuti dall’Enac e da Faa, l’autorità americana. Novi si affida ai numeri: «Dal ‘90 a oggi 730 check, diviso per 18 anni, fa 40 aeromobili l’anno. Solo negli ultimi due anni sono stati 197. Di Alitalia ma anche per conto terzi, Cina, Argentina, americani, spagnoli, ucraini».
Salvatore Arfé ha 26 anni di Atitech, è un esperto del Cnd, "Controlli non distruttivi", un reparto d’eccellenza. Che adopera avanzatissime tecniche "rubate" alla medicina, come radiografie e boroscopi usati per le gastroscopie per stabilire qualità ed efficienza di attrezzature e componenti, senza operazioni invasive. Un occhio che indaga spoiler, porte, entra nel cuore del motore: «Noi decidiamo se può continuare ad essere imbarcato oppure no». Arrabbiato è dir poco: «
Forse cominciando da me stesso, perché non ho vigilato abbastanza sull’operato del sindacato per impedire che gli amministratori che la politica di volta in volta ci ha rifilato, con scelte scellerate ci portassero a questo punto». L’orgoglio è la spina dorsale della protesta,
si sciopera, ma guai a non consegnare l’aereo nei tempi previsti. «E’ stato sempre il valore primario di Ati racconta Arfè Allenati a pensarla così, siamo sempre stati all’altezza della situazione, precisi, senza errori. Se qualche volta non è accaduto è stato perché Alitalia non ci dava i pezzi di ricambio. E bastava perché tutti dicessero che non eravamo credibili e a causa nostra la nostra compagnia subiva delle perdite». «Dicono che non siamo competitivi per il costo del lavoro» prosegue, «è una grossa bufala.
La settimana prossima dovrebbe venire un aereo albanese e sicuramente, poiché non navigano nell’oro, avranno fatto la loro brava selezione in campo europeo. Ci sono la Shennon in Irlanda e la israeliana Bedek. Ma se in 40 anni gli aerei Alitalia non hanno avuto problemi, forse un po’ di merito è nostro».
http://www.repubblica.it/supplementi/af/20...010kiavica.htmlCITAZIONE
La settimana prossima dovrebbe venire un aereo albanese e sicuramente, poiché non navigano nell’oro, avranno fatto la loro brava selezione in campo europeo
l'aereo è arrivato! Traete le vostre conclusioni.